Immigrazione

Si torna a pagare la tassa sul permesso di soggiorno: tutto come prima… per ora!

379px-Aufenthaltserlaubnis-BeschaeftigungRoma – 15 settembre 2016 – Contrordine, la tassa sul permesso di soggiorno, da 80 a 200 euro, si paga di nuovo. Almeno per ora e almeno per un po’. Però tra un mesetto potrebbe sparire un’altra volta, oppure no, e ci vorranno ancora mesi per sapere se gli immigrati potranno dirle definitivamente addio o rassegnarsi a sborsare.

Facile perdersi nel caos e nell’incertezza che ormai avvolge il contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno, già cancellato dal Tar, ma risuscitato ieri per chissà quanto tempo dal Consiglio di Stato. Conviene quindi fare un riepilogo delle puntate precedenti.

Lo scorso maggio, dopo una lunga battaglia legale che ha coinvolto anche la Corte di Giustizia Europea, il Tar del Lazio ha accolto un ricorso presentato da Inca e Cgil contro il contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno. I giudici hanno deciso che quel contributo è illegittimo, perché sproporzionato e non in linea con le norme europee,quindi non va versato.

Per settimane il ministero dell’Interno ha fatto finta di niente, ma alla fine si è dovuto adeguare e ha detto a tutte le Questure di accettare e lavorare le domande presentate senza contributo.  Restava aperto il fronte dei rimborsi, lo Stato avrebbe dovuto restituire agli immigrati i soldi incassati  ingiustamente per anni, qualcosa come mezzo miliardo di euro.

All’inizio di settembre, però, il governo ha presentato un ricorso al Consiglio di Stato per annullare la sentenza del Tar e quindi reintrodurre la tassa sui permessi. Ha chiesto inoltre ai giudici, prima di decidere nel merito del ricorso, di sospendere l’efficacia della sentenza del Tar, vista “l’estrema gravità delle ripercussioni sul piano operativo e finanziario”.

Ieri il Consiglio di Stato ha accolto quest’ultima richiesta. Un decreto del presidente della terza sezione Luigi Maruotti ha sospeso l’esecutività della sentenza del Tar. Per ora, quindi, è come se quella sentenza non ci fosse mai stata e gli immigrati sono tenuti a versare il contributo da 80 a 200 euro per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno, soldi che si aggiungono agli oltre 70 euro che non hanno mai smesso di pagare.

Il Consiglio di Stato ha preso questa decisione d’urgenza, come chiedeva il governo, senza sentire Inca e Cgil, ma ha fissato anche un’udienza per il 13 ottobre, alla quale invece sindacato e patronato interverranno, spiegando perché, secondo loro, non ci sono le condizioni per sospendere l’efficacia della sentenza del Tar. Alla fine di quell’udienza, ci  sarà una nuova decisione dei giudici, che potranno confermare o annullare la sospensione.

Tra meno di un mese, quindi, ci potrebbe essere un nuovo contrordine. Per dire la parola fine bisognerà però aspettare la decisione merito del ricorso, che arriverà dopo settimane, se non mesi. Intanto come si regoleranno le Questure? Che ne sarà delle domande presentate finora senza pagare il contributo? Le risposte le può dare solo il ministero dell’Interno, che però finora, su questo argomento, ha preferito parlare e informare il meno possibile.

(articolo di Elvio Pasca, tratto da www.stranieriinitalia.it)